Viola Ardone incontra gli alunni del liceo

Strepitoso successo dell’evento svoltosi nell’Aula Magna del “Cortese”. In una sala gremita, studenti, docenti e genitori hanno incontrato l’autrice Viola Ardone, il cui libro, “Il treno dei bambini”, è diventato un caso letterario internazionale. Le tante domande e i numerosi interventi sono stati una conferma di come la storia di Amerigo – il piccolo protagonista del romanzo – abbia colpito i lettori, spingendoli a riflettere su cosa abbia significato per la madre Antonietta lasciar prendere quel treno al figlio, sulla frattura che si è creata nella vita del protagonista e sulle odissee dei nostri giorni.

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Incontro con l’autrice Viola Ardone

Martedì 12 novembre il Liceo Scientifico “Nino Cortese” ha avuto l’opportunità di incontrare e dialogare con la scrittrice Viola Ardone autrice del libro “Il treno dei bambini ”. Dopo una breve presentazione la scrittrice ha affermato di essere stata talmente affascinata dall’iniziativa del Partito Comunista di trasferire i bambini del sud Italia al nord per sfuggire dalla fame durante il secondo dopoguerra che ha avuto il bisogno di scrivere un libro e far conoscere questa storia a un maggior numero di persone . Successivamente ha iniziato a rispondere alle domande poste dagli alunni. L’autrice quindi ha riferito curiosità e nozioni che vanno oltre la storia come la sua attenzione nei termini usati o i nomi parlanti dei personaggi che descrivono una loro caratteristica  ,la profonda caratterizzazione psicologica del protagonista che nella seconda parte del libro è quasi scaturita da sé come afferma la stessa autrice  e il non descrivere un certo arco di tempo della vita del protagonista per dare spazio all’immaginazione del lettore affinché si sentisse maggiormente coinvolto. L’incontro è terminato con la lettura davvero espressiva di alcuni passi del libro da parte di una studentessa e per chi volesse l’autografo della scrittrice .Quest’occasione è stata quindi molto importante per avvicinare gli studenti al libro e non fermarsi soltanto alla storia narrata ma capire realmente i personaggi che lo animano e il lavoro che c’è dietro.

Recensione di “Il treno dei bambini”

“Il treno dei bambini” ha come sfondo storico il secondo dopoguerra e l’iniziativa del Partito Comunista Italiano e dell’Unione delle Donne Italiane di far partire sui cosiddetti “treni della felicità” i bambini del Meridione, così da essere accuditi per un determinato periodo di tempo dalle famiglie del Nord, che vivevano in condizioni migliori.

Ci ritroviamo da subito nella mente di Amerigo Speranza, un bambino del Sud che, nonostante le sue condizioni disagiate, non solo a livello sociale, ma anche emotivo, non ha rinunciato alla sua gioia infantile che rende spensierati e aperti al mondo, grazie al valore dell’amicizia che condivideva con Tommasino, il suo “amico di mele”.

La sua instabilità potrebbe dipendere dall’assenza di una figura paterna o dalla presenza di una figura maschile che, stando a ciò che è esplicitato, non coincide con la prima. Anche la madre di Amerigo, Antonietta, risente di ciò, che rende ulteriormente greve il suo background. Sembrerebbe, quindi, che i due conducano vite separate, non sono sulla stessa lunghezza d’onda perché entrambi si chiudono in se stessi e non riescono a camminare insieme.

Una volta partito, Amerigo si sente sdoppiato: percepisce di appartenere a due realtà contemporaneamente, ma teme di poterne preferire una, che potrebbe allontanarlo dalla madre, con la quale cerca di condividere tutto ciò che ha appreso e la capacità che ha sviluppato di manifestare i suoi sentimenti e di far fluire le emozioni, ma la madre tapperà tutto ciò. Questa continua chiusura materna porterà Amerigo ad un brusco allontanamento da quella realtà meridionale che pensava essere ormai solo un incubo e che la vita vera fosse un’altra.

Si ha la percezione che per Amerigo il tempo si sia cristallizzato dal giorno in cui ha spezzato il cordone ombelicale che lo teneva vincolato. Al Nord, infatti, a distanza di tempo, non era cambiato niente: aveva certamente proseguito la sua carriera da musicista, ma lui era rimasto lo stesso. Quando farà ritorno al Sud, invece, si renderà conto che la vita, come “physis”, come spirito vitale, ha proseguito. Si sentirà travolto dall’avanzare incessante del tempo: nel vedere tutto ciò che è cambiato, avvertirà la stanchezza fisica di chi ha vissuto e attraversato anni e anni di storia in meno di un giorno.

Amerigo si rende conto di non aderire più alla superficie vitrea che dal suo ritorno lo ha tenuto a distanza di sicurezza da quel mondo e quando è sul punto di toccare il fondo e di voltargli le spalle per sempre, non riconoscendo le sue radici, ecco che il salvagente dell’amicizia lo riporterà a galla: si renderà conto di essere stato partecipe e autore di tutti quei cambiamenti, di essere stato soggetto al tempo in prima persona, noterà di essere invecchiato. Una volta presa consapevolezza di sé, Amerigo sceglie di annullarsi per abbattere quell’ostacolo e lasciarsi naufragare nel mare della “vita da vicolo”.

Avvertiamo la crescita di Amerigo dal linguaggio che usa; tuttavia ritroviamo anche una sua involuzione, che riuscirà a compensare una volta aver perdonato se stesso. Eppure il suo rapporto con la madre era complicato, era un tipo di amore ricco di contraddizioni, un “odi et amo” casto e allo stesso tempo ardente di gelosia che porta ad una lotta alla sopravvivenza e alla soppressione della libertà che conduce allo spegnersi della fiamma che scaldava i loro cuori. Nonostante ciò, quel tipo di amore va oltre ogni distanza terrena.

  • Fabiana Vinciguerra, 4C