Nino Cortese

Nino Cortese: Storico campano morto a Napoli 1972

Biografia 

Nino Cortese nacque da Emilia Sperandeo e Vincenzo, un preside di scuola secondaria. L’infanzia e l’adolescenza di Cortese furono molto movimentate, poiché il padre era spesso costretto per lavoro a trasferirsi. Frequentò il liceo a Firenze dove ebbe anche l’opportunità di coltivare il suo interesse per la storia collaborando a due riviste, Cronache letterarie ePluralia. Su quest’ultima pubblicò un articolo nel gennaio del 1912, durante la guerra di Libia, in cui esprimeva la sua adesione ad una politica di espansione. Frequentò l’Università a Napoli, dove fu allievo di Michelangelo Schipa e si laureò con la tesi su Le origini del partito liberale napoletano. In quegli anni contribuì alla stesura dell’opera Il pensiero politico meridionale nei sec. XVII e XVIII di G. De Ruggiero, il quale cita il nome di Cortese nella prefazione alla prima edizione (Bari 1921) dell’opera. Nel 1920 divenne professore di storia e inizialmente insegnò nel liceo di Castellammare di Stabia e nel R. Collegio militare della Nunziatella di Napoli. In seguito fu docente all’Università di Messina dal 1925 al 1934; all’Università di Palermo nel 1935 e all’Università di Pavia dal 1936 al 1941, prima di stabilirsi definitivamente all’Università di Napoli, dove rimase un trentennio, dal 1941 al 1971. Nel 1952 fu vicepresidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento. Curò anche l’edizione dell’opera omnia di Francesco De Sanctis. Morì a Napoli nel 1972.

A Maddaloni, provincia di Caserta, c’è una scuola intitolata a suo nome:

Liceo Scientifico Statale “Nino Cortese”

Opere 

Nel 1926 pubblica Storia politica d’Italia e Storia del Regno di Napoli prendendo spunto dall’opera di Benedetto Croce La storia di Napoli. In quest’opera Cortese afferma, a differenza di Croce, che la storia del Mezzogiorno deve essere inserita nel quadro della storia delle origini dell’unità nazionale. Inoltre Cortese non pensava alla storia come qualcosa di enciclopedico, ma era convinto che lo storico dovesse partire da “quello che più fortemente colpiva la sua fantasia”. Credeva poi che solo lo Stato fosse “il principio costitutivo della materia storica” e concepiva quindi una storia etico-politica. Tuttavia la storia non deve essere solo storia dello Stato, ma deve comprendere “anche ciò che è fuori dello Stato, sia che cooperi con esso, sia che si sforzi di modificarlo, rovesciarlo, sostituirlo”. In molti suoi scritti Cortese analizza i problemi della democrazia e dell’educazione della nuova Italia.

da Wikipedia